NON VOGLIO ESSERE UN SUPEREROE

Sono stanca, come sempre mi capita in questo periodo, quando cambia la stagione e soprattutto sento sulle spalle il peso di un anno scolastico intenso e irto di tutte quelle difficoltà che devono affrontare tutte le mamme, ma che sono ancora maggiori per le mamme con figli dislessici.

 

Da quando ho iniziato il mio percorso per diventare coach ho anche iniziato a prendere come riferimenti persone eccezionali, estremamente resilienti, capaci di risorgere dalle loro ceneri, di risollevarsi da ogni caduta … insomma davvero straordinarie.

 

Ogni volta che mi capita di dover affrontare una nuova sfida, un problema, una difficoltà penso a loro e mi dico che se una ragazza come Bebe Vio ha trovato la forza per ritrovare la voglia di vivere ed il sorriso dopo aver perso le braccia e le gambe, posso certamente trovare anche io il modo per sorridere alla vita, qualunque sfida mi stia presentando.

Vero, e anche molto utile come strategia di pensiero quotidiana, ma che con il passare del tempo ho lasciato che diventasse lo standard a cui tendere.

 

Uno standard decisamente molto … troppo elevato.

 

Non c’è niente di male nell’avere come riferimento esempi straordinari, a patto di ricordarci che sono anche loro esseri umani, che sbagliano, piangono, cadono, si disperano, soffrono esattamente come noi.

 

Io, spesso, ho ignorato il lungo percorso di fallimenti, sofferenza e insuccessi delle persone eccezionali che di volta in volta ho preso da ispirazione, concentrandomi solo sul modo vincente con cui hanno superato le sfide che la vita ha presentato loro.

Questa è stata una leggerezza non da poco perché ho involontariamente trasformato dei meravigliosi esempi in irraggiungibili supereroi, creando in me stessa un’aspettativa talmente alta da risultare controproducente.

 

Aspirare a essere come un supereroe mi ha portata a cercare di essere sempre pronta ad affrontare ogni situazione, sempre disponibile, sempre positiva, sempre la migliore versione di me … sempre!

 

Ed è proprio nel sempre il male.

 

Ho continuato ad alzare l’asticella per essere sempre all’altezza. All’altezza di cosa o di chi?

 

Degli standard che io mi ero data, che io avevo scelto e inconsciamente reso non uno stimolo ma un nemico invisibile che mi stava logorando senza che me ne accorgessi.

 

Fino a quando sono crollata.

Per rialzarmi ho impiegato tempo, anche perché mi sentivo inadeguata ed ero sopraffatta dai sensi di colpa per tutto quello che, essendo così in crisi, non riuscivo a fare per la mia famiglia e nella vita.

 

Avevo chiesto troppo a me stessa, soprattutto non avevo considerato un aspetto importante: l’importanza del riposo.

 

L’essere umano è un organismo meraviglioso, con risorse incredibili e spesso sottovalutate, ma comunque finite.

 

Non siamo Duracell, neanche a livello mentale.

Il nostro cervello (ed il nostro cuore con lui) ha bisogno di riposo per potersi ricaricare.

 

Noi spesso lo dimentichiamo, perché l’esperienza ci ha insegnato che possiamo “tirare la corda”, tanto lui è super e ci sostiene comunque.

 

Tutto vero, fino a quando non cede le armi anche lui, troppo esausto per continuare a gestire carichi così impegnativi senza la giusta ricarica.

Ho imparato (anche se a volte ricado ancora nelle vecchie malsane abitudini) a riposare, a staccare da tutto, a prendermi del tempo per me perché lo zaino di energia che ho sulle spalle non è infinito ed io devo dargli il tempo di ricaricarsi prima di affrontare nuove sfide.

 

Anche Ironman si prende del tempo per sé, per ripristinare i pezzi danneggiati, per ricaricare le batterie che lo rendono invincibile, per prendersi cura del suo cuore.

 

Se non lo fa sa bene che non solo mette a rischio la sua vita, ma non è in grado di salvare quella delle altre persone.

 

Per noi è lo stesso.

Dobbiamo prenderci cura di noi stessi per poterci prendere cura degli altri.

 

Dobbiamo accettare con serenità che si cade, si fallisce, ci si sente impotenti, inadeguati e che la strada per rialzarsi è fermarsi, riposare, ricaricare le batterie e poi ripartire.

 

Non siamo supereroi … e comunque anche loro hanno le loro belle fragilità e, a dirla tutta, non fanno poi una bella vita.

Amiamo il nostro essere umani e la meraviglia di essere capaci di cadere e rialzarci più forti e consapevoli di prima.

 

Non voglio essere un supereroe …

vado bene così come sono: un essere umano che sta imparando a prendersi cura di sé e ad avere più energie per potersi prendere cura degli altri.

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