Ieri stavo ascoltando un programma radiofonico.
Trattava di AI e Fake News.
Allora ho mentalmente ripassato un po’ di cose che mi sono passate sott’occhio sui social rilevando come ci siano un sacco di panzane riportate anche da persone “intelligenti”.
I motivi per cui questo avviene sono due.
Uno doloso ed uno colposo.
Uno è il voler trovare sostegni alle proprie tesi.
Sostegni che però possono essere un grosso boomerang se poi vengono smascherati perché a quel punto non è solo la tesi a venire minata ma è anche la credibilità di chi l’ha propugnata con informazioni fasulle.
Il secondo motivo è semplice: superficialità.
Si prende una notizia da qualche parte, senza verificarla e la si diffonde.
Il problema è che tutto questo funziona molto bene grazie alla dabbenaggine del nostro cervello.
Oggi riceviamo una quantità enorme di informazioni.
Ed il nostro cervello non ha né tempo né, soprattutto, voglia di andare in profondità.
Il nostro cervello vuole risparmiare energia e per questo adotta tutta una serie di scorciatoie, di cui non ci rendiamo conto.
Questo è molto facile avvenga sui social, dove tutto e rapido ed il cervello viene coinvolto nella sua parte più semplice, quella rettile, che reagisce emotivamente.
Così in pochi istanti io decido se credere o non credere ad una certa cosa.
È importante essere consapevoli di questo. Tutto qui.
E consapevolmente fermarsi a riflettere quando ci si imbatte in un tema che si reputa importante, andando a comprendere qual è la fonte della notizia.
Quando ci si è fermati occorre porsi una semplice domanda: “Chi lo ha detto?”.
La risposta in alcuni casi è da dare alla domanda letterale, cercando la fonte della notizia.
In altri casi è da dare in termini astratti, quando ci viene esposto un pensiero, magari diffuso, ma che a ben vedere a volte si basa su un “si è sempre fatto così”, “si dice che” …
Ed allora porsi la domanda sopra permette di dubitare e trovare la propria risposta.