Parto tra 10 giorni, destinazione USA.
Non è certo il Paese più chiuso al mondo, ma da quando è stato sconvolto dall’attentato alle Torri Gemelle sicuramente ha alzato i livelli di guardia a Defcon 3: allerta!
I controlli negli aeroporti e alla dogana sono maniacali.
Scarpe, giacche, giubbotti, effetti personali … tutto va depositato nelle vaschette che navigano sui rulli trasportatori che le convogliano allo scanner a raggi X e anche tu vieni analizzato con la stessa accuratezza.
Metal detector a dimensione di uomo per quanto riguarda cosa trasporti addosso, scan cibernetico collegato a tutte le maggiori agenzie di difesa del Paese (CIA, FBI, … e chi più ne ha più ne metta) per quanto riguarda i tuoi dati personali.
Un livello di controlli così serrato e preciso non dà adito a pensare che siano esattamente elastici nel soprassedere a qualche piccola o grande inesattezza rispetto a quanto previsto dalle norme di ingresso nella federazione di 50 stati.
Partendo da questo presupposto tendo ad essere un po’ più tesa del solito quando compro i biglietti aerei o compilo la documentazione necessaria al viaggio.
Questa volta però la parte dell’acquisto del biglietto aereo non è stata di mia competenza, visto che viaggio per lavoro e che i biglietti sono stati acquistati dall’agenzia di viaggio a cui si appoggia abitualmente l’azienda della coachee che accompagno in questo viaggio.
Bello! Una cosa in meno a cui pensare.
Mi arrivano prontamente i biglietti: Milano – London Heatrow, London Heatrow – Newark e ritorno.
Controllo date e orari, tutto perfetto. “Ottimo!” mi dico.
Apro l’app della British Airways per inserire i dati e la documentazione richiesta prima del check-in.
Inserisco il codice della prenotazione … Errore.
Riprovo … Errore.
Vado sul sito della compagnia aerea e provo da lì. Errore.
Contatto la mia coachee che, dopo numerose telefonate con la sua agente di viaggio mi mette direttamente in contatto con lei.Alcuni controlli e scopriamo il problema: ha invertito il nome con il cognome (sì avere un cognome che è anche un nome crea spesso non pochi fraintendimenti).
Poco male, segnala l’errore alla British Airways e chiede la correzione del nominativo.
Immaginavo fosse una cosa davvero da 5 minuti.
Passa un giorno, ne passano due, 5, una settimana, ad oggi 10 giorni e … niente di fatto!
Il mio cognome è ancora Valeria e con questi biglietti non imbarco neanche i bagagli.
Io che sono quella che ci pensa con largo anticipo per evitare sorprese, che prenota 12 alberghi per essere tranquilla di poterli valutare con calma, che studia anche dove sono le lounge all’interno dei bar aeroporti non mi ritrovo esattamente nella mia “zona di comfort”.
Un po’ di ansia comincia a salire anche perché ho pensato di cogliere l’occasione del viaggio di lavoro per farmi raggiungere da Sergio al termine delle giornate di sfilate per scoprire insieme la Grande Mela e senza una certezza sui miei biglietti rischio di aver investito sul suo viaggio senza garanzie sul mio.
Mi fermo, respiro e valuto la situazione: il cambio di nominativo è un’operazione al di fuori del mio controllo quindi, cosa posso fare?
Sollecito l’agente di viaggi a risolvere il problema e mi concentro ad organizzare nel modo migliore il viaggio e le nostre giornate alla scoperta di New York.
In questo modo evito di combattere inutilmente contro dei mulini a vento e sfrutto la situazione per allenare la mia elasticità mentale, la capacità di uscire dai miei schemi mentali quando è necessario, ad esempio quando devo gestire al meglio gli imprevisti che la vita mi presenta.
I biglietti corretti li ho?
No, però mancano ancora 10 giorni al check-in, la British Airways è una compagnia super seria, il problema è dell’agenzia di viaggi che, nella peggiore delle ipotesi mi comprerà (a sue spese) altri biglietti per permettermi di imbarcarmi e io mi dedico ad organizzare un viaggio di lavoro e personale che sarà a dir poco FANTASTICO!